di Sofia Mega
La violenza contro le donne è una realtà ancora presente in tutto il mondo.
Si manifesta in molte forme: psicologica, fisica, economica e specialmente sessuale.
Spesso inizia in modo silenzioso, con parole o gesti che inizialmente sembrano piccoli e insignificanti, ma che con il tempo diventano sempre più pericolosi. Quando questa spirale non viene interrotta, può portare alle conseguenze più estreme: il femminicidio, l’uccisione di una donna da parte di un uomo per motivi legati al genere, quasi sempre all’interno di relazioni affettive.
Negli ultimi anni, la letteratura ha scelto di affrontare con forza e coraggio questo tema, contribuendo a rompere il silenzio su una delle piaghe più gravi della nostra società. Attraverso romanzi e testimonianze, gli autori cercano non solo di raccontare le storie delle vittime, ma anche di far riflettere sulle cause profonde di questa violenza.
Uno di questi è il libro “Stai zitta” di Michela Murgia. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo.
L’autrice dice: “Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta.”
Un altro romanzo che tratta di questo tema si intitola “Ferite a morte, dieci anni dopo” di Serena Dandini. Questo è un libro necessario che dà voce a tutte le donne che non sono state ai patti, pagando con la vita la loro disubbidienza
La scuola, i media e la letteratura possono diventare strumenti importanti per sensibilizzare i giovani al rispetto e all'uguaglianza. Leggere aiuta a sviluppare empatia, a riconoscere i segnali di pericolo e a rifiutare modelli di amore malato e possessivo.
In un momento in cui i casi di violenza riempiono tristemente le cronache, i libri rappresentano un modo per non restare indifferenti, per educare e per cambiare la mentalità comune.
Leggere per non dimenticare, per reagire per costruire un futuro diverso: questo è il potere della parola scritta


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