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Pubblicazione nata nel 2025 con il progetto POC "Curiamo le nostre scelte" ESPERTO: Prof. Lorenzo RUGGIERO TUTOR: Prof. Alessandro DISTRADIS

domenica 2 novembre 2025

L’amore non uccide: storie di femminicidio in un paese che deve cambiare

di Veronica Soloperto, Francesca Albano, Giuseppe Frascella


In Italia, ogni tre giorni una donna muore per mano di un uomo che diceva di amarla.
È una ferita che non si chiude mai, una tragedia che si ripete da Nord a Sud, dentro le case, nelle strade, nei silenzi. Il femminicidio non è un’emergenza momentanea: è un problema culturale profondo che ci riguarda tutti.
Nel 2024 le vittime sono state 98 e in 84 casi l’assassino era un partner, un ex o un familiare.
Nel 2025 è entrata in vigore una legge che introduce il reato autonomo di femminicidio, punito con l’ergastolo.
Questa norma riconosce finalmente che uccidere una donna “in quanto donna” non è un semplice omicidio, ma un atto di potere e possesso. 
Dietro ogni numero c’è una storia.

C’è quella di Elisa, 34 anni, che aveva lasciato il compagno dopo anni di violenze. Aveva cambiato città, lavoro, vita. Ma lui non ha accettato la fine della relazione: l’ha raggiunta e l’ha aggredita in strada, davanti ai passanti.
Il suo nome si è aggiunto a una lunga lista di donne che avevano chiesto aiuto, ma non sono state protette in tempo.
Gli esperti ricordano che quasi tutti i femminicidi sono annunciati: ci sono segnali, denunce, minacce. Eppure spesso lo Stato e la società arrivano troppo tardi.
Campagne come “Posto occupato” o “Non sei sola” cercano di cambiare la mentalità collettiva.
Le scuole, i media e le famiglie hanno un ruolo fondamentale: insegnare ai ragazzi che il rispetto e la libertà valgono più del controllo e della gelosia.


Molte associazioni chiedono anche più fondi per i centri antiviolenza, perché spesso le donne vogliono denunciare, ma non sanno dove andare né come ricominciare.
Fino a poco tempo fa in Italia non esisteva una legge che riconoscesse il femminicidio come reato autonomo.
Un passo importante è arrivato con la Legge 168 del 24 novembre 2023, che ha introdotto nuove misure di prevenzione e tutela per le vittime di violenza di genere, rafforzando il cosiddetto Codice Rosso del 2019 e potenziando gli strumenti di intervento rapido da parte delle autorità.
Nonostante ciò, le leggi possono punire, ma non possono cambiare da sole la cultura di chi crede che l’amore sia controllo. Per questo servono educazione, prevenzione e una rete di protezione vera, accessibile e continua.
Giulia aveva solo 27 anni e un sogno: vivere libera.

Aveva denunciato più volte il suo ex compagno, ma nessuno l’ha fermato. Un giorno, tornando a casa, lui l’ha aspettata e le ha tolto la vita.
Oggi, davanti alla sua scuola, cresce un piccolo albero con una targa:
“Per Giulia, e per tutte le donne che volevano solo vivere.”
Ogni foglia che nasce su quell’albero è un ricordo, ma anche un monito.
Perché finché ci sarà anche solo una donna che muore per amore, nessuno potrà dirsi davvero libero.

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