di Giuseppe Pio Milizia
La cultura della violenza sulle donne riguarda molti ambiti della società, tra questi non fa eccezione l’arte: già nel 1620 lo scultore Gian Lorenzo Bernini realizza l’opera “Il Ratto di Proserpina”, la quale ritrae il momento del rapimento della giovane Proserpina da parte di Plutone.
Il mito narra del rapimento della giovane fanciulla lungo la riva del lago di Pergusa, nelle vicinanze di Enna per mano di Plutone, il dio degli inferi. La madre Cerere, affranta dal dolore del rapimento della figlia, portò la siccità sulla Terra, costringendo Giove a trovare un modo per riportarla nel mondo dei vivi. Il Dio riuscirà a convincere Plutone a far tornare Proserpina sulla Terra per sei mesi l’anno.
La scultura è attualmente conservata nella Galleria Borghese a Roma, ritraendo la scena scolpita sul marmo, che sembra diventare morbido per via delle abilità scultoree di Bernini, il quale è riuscito a rendere il più verosimile possibile l’opera.
L’arte a questo punto non diventa solo uno strumento di critica, ma un simbolo di denuncia: Plutone non è più l’arrogante Dio che rapisce un’innocente fanciulla, bensì il carnefice di un episodio di sottrazione della libertà di un’innocente donna, vittima di una crudele violenza che si tramanda dall'antichità ai tempi moderni.

.jpg)
Nessun commento:
Posta un commento