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martedì 18 novembre 2025

Tragedia a Muggia: una comunità sotto shock

di Sofia Mega, Lucrezia Piccione




Un dramma terribile ha sconvolto la cittadina di Muggia, in provincia di Trieste.
Una donna ha ucciso il proprio figlio di nove anni all’interno della loro abitazione nel centro del paese.
Il gesto, compiuto con un coltello da cucina, ha lasciato senza parole un’intera comunità, che ora si stringe nel dolore e nella solidarietà verso il padre del bambino e tutti coloro che gli erano vicini.
Secondo le prime ricostruzioni, la donna, di 55 anni e di origine ucraina, viveva da tempo una situazione personale molto difficile. Era seguita dal Centro di salute mentale e dai servizi sociali, che si occupavano della famiglia fin dalla nascita del bambino. I genitori, infatti, erano separati da alcuni anni e il minore era stato affidato al padre, un uomo triestino di 58 anni residente anch’egli a Muggia.
Nonostante la separazione, il tribunale aveva stabilito che il piccolo potesse continuare a vedere la madre. Proprio durante uno di questi incontri si sarebbe consumata la tragedia.
L’allarme è scattato quando il padre, non riuscendo a contattare la donna, ha chiesto aiuto alle forze dell’ordine. Quando polizia e vigili del fuoco sono entrati nell’appartamento di via Marconi, il bambino era già morto da alcune ore. La madre, ferita alle braccia per un tentativo di autolesionismo, è stata immediatamente soccorsa e portata all’ospedale di Cattinara, dove è stata medicata e poi sottoposta a fermo per omicidio.
Il sindaco di Muggia, Paolo Polidori, ha espresso profonda commozione e vicinanza alla famiglia. “È una tragedia che ci colpisce nel profondo,” ha dichiarato. “La situazione di questa famiglia era seguita da tempo, fin da quando il bambino era nato. Era una situazione difficile, ma non c’erano segnali che facessero pensare a un epilogo simile. Ora la nostra priorità è sostenere chi soffre e accompagnare la comunità in questo dolore collettivo.”
Il Comune ha deciso di proclamare il lutto cittadino e di offrire un servizio di supporto psicologico alla scuola che il piccolo frequentava, per aiutare i compagni di classe e gli insegnanti ad affrontare questa perdita improvvisa.
Il bambino frequentava il quarto anno della scuola elementare slovena di Muggia e si preparava alla sua Prima Comunione. Era conosciuto da molti in paese ed era descritto come un bambino dolce, tranquillo e sempre sorridente.
Anche la parrocchia si è stretta nel dolore. Don Andrea Destradi, il parroco di Muggia, ha ricordato il piccolo durante la Santa Messa: “Lo vedevo spesso con il papà, un bambino sereno, pieno di curiosità. Lo avevo incontrato sabato scorso a messa, mentre si preparava per la Prima Comunione. La parola che descrive questa tragedia è ‘fragilità’. Una fragilità che forse è sfuggita a tutti noi, e che ci deve spingere a riflettere su quanto sia importante non lasciare mai sole le persone in difficoltà.”
Il parroco ha anche annunciato una veglia di preghiera per ricordare il bambino e per accompagnare il dolore del padre e della comunità: “Non dobbiamo solo piangere, ma imparare a prenderci cura gli uni degli altri. C’è un papà da abbracciare e una mamma che, pur avendo commesso un gesto terribile, resta una persona che soffre e che avrà bisogno di aiuto.”
L’intera cittadinanza di Muggia è sconvolta. Nelle scuole, nelle chiese e nelle case, il silenzio e la tristezza sono palpabili. I compagni di classe, i maestri e i genitori stanno organizzando momenti di raccoglimento per ricordare il piccolo.
Molti cittadini hanno portato fiori e biglietti davanti alla scuola e sotto la casa dove viveva il bambino, come segno di affetto e solidarietà.
Questa vicenda dolorosa ci ricorda quanto sia importante la vicinanza umana e l’ascolto. A volte, dietro le pareti di una casa, si nascondono sofferenze che non si vedono, fragilità che chiedono aiuto in silenzio. È compito di famiglie, scuole, amici e istituzioni di imparare a riconoscere questi segnali e offrire sostegno prima che sia troppo tardi.
Muggia piange un bambino che non potrà più correre, ridere, imparare e crescere. Ma il suo ricordo resterà nel cuore di chi lo ha conosciuto e amato.

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